Alle elementari la mia maestra mi diceva che da grande dovevo fare la scrittrice e giunta agli ultimi anni del liceo il mio professore di italiano mi rimproverava di scrivere temi impossibili.
Non so se per amore della prima o rivalsa nei confronti del secondo ho sempre letto e scritto molto.
A otto anni ho deciso di fare l’archeologa e non ho mai più cambiato idea, almeno su quello.
Tra uno scavo e l’altro, in Italia e all’estero, ho pubblicato numerosi articoli su riviste scientifiche storiche e archeologiche,
impegnandomi a raccogliere sul campo deboli tracce per ricostruire pezzetti di storia.
Ma cospiravo, con il mio coautore, per scrivere prima o poi un romanzo, meglio, una favola,
impiegando qualsiasi mezzo a disposizione per piegare la Storia ai nostri scopi.
E mi sono divertita un mondo.


In elementary school, my teacher told me that when I would grow up I had had to be a writer and in the last years of high school my Italian teacher blamed me for writing impossible subjects.
I do not know if for love of the first or recourse against the latter I have always read and written a lot.
At the age of eight, I decided to be an archaeologist, and I never changed my mind, at least on that one.
Between one excavation and another, in Italy and abroad,
I have published numerous articles in historical and archaeological scientific journals,
pledging to collect weak traces on the field to reconstruct little pieces of history.
But I conspired, with my co-author, to write a novel sooner or later,
better, a fairy tale, using any means available to bend the History to our purposes.
And I enjoyed a world.