Queste sono le soddisfazioni che premiano una casa editrice.
Di seguito la splendida recensione di Marilena Ratto e il link dove troverete l’originale
“Cronistoria in diretta della mia lettura”
Divoro le prime 50 pagine tra Sardegna e Piemonte facendomi trascinare in questa avventura che mi fa presagire invenzioni e prodigi.
Amabile per me il richiamo al Père-Lachaise e ai suoi personaggi famosi tra le cui tombe ho tante volte passeggiato….
Si avverte il paradigma ignaziano… È molto gradevole l’andamento dove la storia può incontrare la cucina e la geografia in una narrazione che prende per mano e fa sorridere . Camillo ed Eugène diventano amici del lettore. Come non tifare per loro? Continua…..
Quasi a pagina 150. Il ritmo si intensifica e conduce il lettore come in una fiaba. Non per lusinga ma la melodia mi riporta a Saramago , come sulla sua zattera di pietra. Continua..
E come in una fiaba i luoghi si rincorrono e si perdono i confini, forse è proprio così che dovrebbe essere il nostro mondo. Un luogo dove l’Indiano di Calcutta rincorre la strega di Triora, dove il portoghese può dialogare con un gitano della Camargue o un mangiatore di fuoco….. Continua….
Ed il lettore, che ha percorso in poche ore un vasto mondo , che corre dalla val Pelice al Tibet – passando per Dolceacqua-, si trova ad ammirare una montagna e sente la magia e la fatica della salita. È quasi alla fine del racconto ma, chissà, forse è solo un inizio. Continua…..
Il Grand Rouvet è lì, non è né menzogna né mistificazione, è la montagna che ognuno di noi ha dentro di sé e scalarla è la nostra intima missione. Camillo ed Eugène, con sacrificio ed onestà, ci indicano il cammino. Continua…..
E così l’arte trasforma il reale e Turner ci ricorda che l’uomo può “intravedere tutto quello che c è da intravedere”, ed è, ancora una volta, l’importanza del nostro impervio cammino che risalta. Continua……
E poi la ragione, fredda logica, dell’alpinista inglese (non poteva che essere inglese o al più tedesco) che sembra volerci strappare la fiaba in nome del rigore, negandoci la poesia e imponendoci la cronaca. La fine si avvicina. Continua…..
Che dire a Chiara e a te? Io quella montagna l’ho vista e la vedo. E in cima,tra la nebbia, mani amiche, mani affettuose, mi salutano.
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